
ASCOLI - Decine di persone in fuga dalle proprie case terrorizzate dalle fiamme che si stavano avvicinando ai bomboloni del gas per il riscaldamento. Un inferno con centinaia di telefonate ai vigili del fuoco di intere famiglie in preda al panico con il rogo che ormai lambiva alcune villette di Colonnata e i fabbricati dell’azienda vinicola Pantaleone distruggendo le piantagioni di frutta ed interessando circa nove ettari di vigneto. Il raccolto è quasi compromesso. Questa l’estrema sintesi di una notte di paura che difficilmente potrà essere cancellata dalla memoria dei residenti della frazione. Solo il tempestivo intervento dei pompieri ha scongiurato la tragedia. I mezzi di soccorso sono stati posizionati tra le case e il fronte del fuoco poi sono state aperte le manichette dell’acqua. Erano le 4 del mattino, ma la luce generata dalle fiamme, alte anche sei o sette metri, dava l’impressione che la zona fosse illuminata a giorno. Una coltre di intenso fumo nero si è alzata per centinaia di metri mentre il vento caldo alimentava il rogo e le situazioni di pericolo, anche per i soccorritori, si moltiplicavano con il passare dei minuti. Nove ore di super lavoro e finalmente l’incendio è stato ridotto, mentre i focolai hanno continuato a bruciare fino alle 17 di ieri. Ma durante la notte i carabinieri sono stati costretti a monitorare l’area che si trova a ridosso della città nel timore che il rogo potesse nuovamente divampare interessando le case. Intanto, sempre ieri, le fiamme hanno distrutto alcuni ettari di bosco nella zona di Montemonaco. Anche in questo caso, così come a Colonnata, è stato fatto intervenire un Canadair, l’areo dotato di attrezzature per spegnere il fuoco dall’alto.Il velivolo, dopo aver riversato il suo carico sui roghi, andava a rifornirsi d’acqua per compiere una nuova missione. Sempre nella notte altre telefonate d’allarme sono arrivate da Borgo di Arquata dove venerdì un incendio ha devastato almeno dieci ettari di bosco avvicinandosi pericolosamente ad un distributore di benzina. Gli abitanti terrorizzati da nuovi focolai alimentati dal vento caldo hanno lanciato un Sos subito raccolto dalle squadre di pompieri, alcuni dei quali rientrati dai turni di riposo. Dopo aver raggiunto la frazione di Arquata sono riusciti a spegnere il rogo. I vigili del fuoco, aiutati anche dagli uomini del corpo forestale dello stato e da quelli della protezione civile, in tutti e tre i casi, hanno subito tentato di “raffreddare” i lembi di terreno intorno alle abitazioni per poi aggredire l’incendio. Sempre a Borgo di Arquata alcuni residenti, tra i quali un medico, l’assessore al turismo Sandro Onesi e altri volontari, hanno aiutato i soccorritori impegnati a spegnere le fiamme che erano arrivate vicino alle loro case. I danni sono molto ingenti visto che alcune di queste aree fanno parte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Le cause dei tre roghi sono ora al vaglio degli esperti. Per il momento nessuna ipotesi viene esclusa, compresa la pista che porta a uno o più piromani. Il lavoro dei vigili, della forestale e della protezione civile proseguirà anche nelle prossime ore visto che il caldo torrido di questi giorni non favorisce certamente un abbassamento della guardia sia nelle frazioni che circondano il centro urbano di Ascoli e soprattutto nelle zone montane dove la vegetazione molto fitta spesso impedisce di verificare a distanza l’insorgere di nuovi focolai. (GIANNI BERNARDI)
"Servono più mezzi"
ARQUATA - “Per affrontare queste situazione di particolare pericolo servono più mezzi e più uomini”. Così il sindaco di Arquata del Tronto, Aleandro Petrucci, che, pur lodando l’impegno delle squadre di pompieri, forestale e protezione civile, punta il dico contro la carenza di organici e soprattutto di elicotteri ed altri mezzi specializzati nella lotta agli incendi. “Decine ettari del Parco Nazionale dei Monti Sibillini stanno andando in fumo, una situazione gravissima che non può essere ignorata dalle autorità. Occorre maggiore prevenzione per evitare che questi fenomeni possano mettere in ginocchio un intero territorio che basa la propria economia soprattutto sul turismo. Non bisogna dimenticare - ha concluso il sindaco di Arquata del Tronto, Aleandro Petrucci - che l’incendio non sta distruggendo soltanto il patrimonio arboreo, ma anche la fauna che vive nei boschi con un grave danno all’ecosistema. Siamo arrivati all’allarme rosso”.
(M.G.)
FABRIANO - Un’altra giornata di fuoco. Nel Fabrianese ieri sera non era stato ancora domato un incendio con un fronte di fuoco di una ventina di chilometri, divampato sabato pomeriggio. Al lavoro 11 mezzi e una trentina di vigili del fuoco del comando provinciale di Ancona, più una squadra inviata da Macerata. Sul posto anche personale del corpo forestale dello Stato e volontari. In azione un Canadair e dagli elicotteri della protezione civile nelle ore in cui non passavano treni sulla linea ferroviaria Roma-Ancona, che l’altro ieri era stata chiusa per disalimentare la linea elettrica. Sono stati fatti evacuare, ma poi fatti rientrare nelle loro abitazioni, una cinquantina di residenti della frazione Varano. In cenere oltre 400 ettari di bosco.
Borgo Pace – Hanno continuato, anche nella giornata di ieri, a bruciare i boschi nella provincia pesarese. Personale terrestre e mezzi aerei non riescono a spegnere i tanti incendi boschivi innescati nell’entroterra. Sembra una lotta impari. Le fiamme, con l’alta temperatura esterna e un buon strato di materiale combustibile (il sottobosco è tutto un seccume), diventando un’ottima esca con grossi problemi per spegnerlo con qualsiasi mezzo. Domenica di paura anche a Frontone. Un incendio iniziato verso le 14,30 al bivio di Fontebella sulla strada verso Buonconsiglio, nonostante l’intervento tempestivo dei vigili del fuoco di Cagli, è riuscito a propagarsi sull’unica strada che collega il borgo storico del Castello della Porta al paese. Isolate circa 150 persone tra residenti, villeggianti e turisti che affollavano le tipiche locande. Impotente, circondata dal fumo denso e senza scappatoie, la gente ha reagito con grande coraggio, soprattutto quando il fuoco minacciava un grande bombolone di gas che prontamente i vigili hanno sigillato con uno speciale gel. Ci sono voluti incessanti andirivieni di un elicottero tra il borgo ed il vicino lago della Cigala a San Savino, di proprietà della Famiglia Passetti, per domare l’incendio. Anche qui, l’ipotesi del mozzicone abbandonato.. Per bloccare le fiamme che devastano parte della provincia è stato provato di tutto: mezzi aerei (due Canadair con acqua e materiale ritardante e elicotteri dei servizi antincendi), mezzi terrestri (autobotti, unimog, pale e flabelli) con tanto personale, (forestale, vigili del fuoco e volontari dei Gruppi comunale della Protezione Civile). Per quanto si è fatto e prodigato non si è riuscito, causa anche del vento, ad avere completamente ragione delle fiamme degli incendi dei “I Dolci” di Lamoli di Borgo Pace, due a Piobbico (Castiglione e Piano) e quello della Pineta Mochi di Smirra di Cagli. La provincia di Pesaro e Urbino solitamente è quella meno percorsa dagli incendi di tutte le province marchigiane. Negli ultimi tre giorni, la superficie percorsa dal fuoco nella provincia pesarese, ha superato i duecento ettari avvicinandosi ai trecento.Di notte il fuoco si mantiene senza allargarsi troppo ma, appena giorno con l’innalzarsi della temperatura, il fronte del fuoco si allarga velocemente e divora i boschi di conifere e di latifoglie. Il fronte dell’incendio dei “I Dolci” di Lamoli di Borgo Pace, che brucia ininterrottamente da più di quarantotto ore, è giunto, nella parte ovest, a Scanella mentre nella parte nord è arrivato superando il crinale fin quasi Ranco Fabbro di Parchiule. Solo nella serata di ieri i soccorritori sono riusciti a frenarlo.
(GABRIELE SANTI)
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